L'ALLUCE RIGIDO

L’Alluce Rigido è una patologia caratterizzata da una riduzione di movimento della prima articolazione metatarso-falangea.
Nonostante sia meno conosciuta rispetto all’Alluce valgo rappresenta la prima causa di chirurgia del piede nell’uomo e la seconda nella donna.
Le cause che determinano l’alluce rigido sono multiple: artrosi, traumi, artriti, deformità del piede (piede piatto o piede cavo) , primo metatarso elevato (“metatarsus elevatus”), eccessiva lunghezza del primo metatarso.
L’alluce rigido può essere suddiviso in due tipologie:

Alluce Rigido Funzionale o Primario (definito anche “Hallux Limitus”), che si manifesta più frequentemente nei pazienti giovani adolescenti con un primo metatarso lungo; si caratterizza per una ridotta motilità in dorsiflessione durante il carico mentre il movimento risulta essere normale quando il piede non poggia per terra.

Alluce Rigido Secondario, che si manifesta nei soggetti adulti in seguito ad artrosi, traumi o artriti (come per esempio l’artrite reumatoide) e si caratterizza rispetto al precedente da una riduzione della motilità, in particolare della dorsiflessione, sia del piede in carico che in scarico.

La Presentazione Clinica e diagnosi

Il dolore si manifesta durante il passo soprattutto in fase propulsiva, per incapacità dell’alluce di estendersi completamente.
Per compensare tale limitazione, il piede tende a ruotare verso l’esterno (supinare) determinando la comparsa di metatarsalgie centrali e sovraccarico meccanico del 5° metatarso.
Durante la visita specialistica, verrà prima di tutto valutato il comportamento statico e dinamico del piede in stazione eretta e durante la deambulazione, oltre che sul lettino per eseguire test specifici.

I segni tipici dell’alluce rigido sono:
• La prominenza ossea dorsale (definita esostosi dorsale), frequentemente dolorosa per conflitto con le calzature.
• La callosità falange distale del primo dito, in quanto l’articolazione inter-falangea distale compensa la ridotta motilità della prima articolazione metatarsofalangea;
• Le callosità plantari per sovraccarico meccanico dei metatarsi centrali, associate o meno alla comparsa delle dita a martello.

La radiografia in carico del piede interessato o di entrambi risulta l’esame di primo livello fondamentale per porre diagnosi di Alluce rigido insieme alla visita specialistica. 

Il Trattamento dell'Alluce Rigido

Rappresenta sicuramente il trattamento iniziale e si avvale di antiinfiammatori, applicazione di ghiaccio, modifica delle calzature.
L’uso di plantari su misura possono essere di aiuto per correggere una cattiva deambulazione e vizi di appoggio.
Molto spesso però l’efficacia del trattamento conservativo è limitata, in relazione anche al grado dell’Alluce Rigido.
Nel caso in cui la sintomatologia sia ascrivibile solo all’esostosi dorsale per conflitto con calzatura, la chirurgia percutanea può rappresentare una soluzione mini-invasiva.

Se la sintomatologia è invece determinata dal danno articolare pre-artrosico, i pazienti sono candidati ad interventi di artrolisi (asportazione di osteofiti, release aderenze e scollamento dei sesamoidi) ed eventuale osteotomia del primo metatarso, per correggere l’orientamento osseo e aumentare lo spazio articolare.

Qualora la degenerazione articolare sia severa, ad oggi l’intervento di scelta rimane l’artrodesi del primo metatarso. Sebbene questa tecnica risulti meno conservativa delle altre, non  compromette assolutamente il recupero della deambulazione, in quanto verrà compensata da una maggiore mobilità dell’articolazione interfalangea dell’alluce e della prima articolazione
cuneometatarsale.

Il Post Operatorio

La chirurgia dell’Alluce Rigido viene eseguita tramite un’anestesia locoregionale del piede, anche in regime di day surgery, permettendo al paziente di poter andare a casa anche il giorno stesso dell’intervento.

Il bendaggio eseguito in sala operatoria verrà mantenuto fino al primo controllo a 15 giorni dall’intervento, in cui verrà rimosso per togliere i punti e infine rifatto più leggero per altri 15 giorni.

Il paziente potrà camminare con la scarpa post operatoria piana, che permette un appoggio immediato e una deambulazione il più normale possibile fin dal primo giorno post intervento. Essa dovrà essere indossata ogni qual volta il piede poggi per terra per circa 30 giorni, con o senza ausilio di stampelle.

Il secondo controllo viene eseguito a 30 giorni dall’intervento con una radiografia del piede in carico. Sulla base del controllo clinico e radiografico, viene deciso di rimuovere la scarpa post operatoria e passare ad una scarpa normale.

Dopo 35 giorni il paziente può riprendere a guidare mentre per la ripresa dell’attività sportiva dovrà aspettare circa 2-3 mesi dall’intervento, dopo aver eseguito l’ultimo controllo.

I tempi di recupero sono comunque variabili da individuo a individuo e il gonfiore del piede può persistere anche per alcuni mesi. La magnetoterapia (possibile il noleggio di apparecchiature a domicilio) e un ciclo di idrokinesiterapia sono consigliate dopo il primo controllo. 

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