Si tratta di una tecnica mini-invasiva per il trattamento delle patologie del piede, che include non solo l’atto chirurgico in sé ma anche il tipo di anestesia e il ricovero a cui viene sottoposto il paziente.
L’obbiettivo principale di questa procedura è ridurre il dolore post operatorio, le perdite di sangue, la dimensione delle incisioni e il danno ai tessuti molli sottostanti, per garantire un recupero più rapido al paziente.
L’anestesia è periferica mediante iniezioni di anestetico locale a livello della caviglia e del piede (definito “blocco alla caviglia”). Il paziente rimarrà quindi sveglio durante l’intervento senza sentire dolore, potendo ritornare a casa in giornata, caricando immediatamente sull’arto operato.
La chirurgia percutanea si avvale di incisioni molto ridotte di circa 2-3 millimetri, per ridurre il danno ai tessuti molli e di conseguenza il dolore, favorendo una più rapida guarigione.
Attraverso questi mini accessi vengono introdotte delle piccole frese (come quelle utilizzate dal dentista) mediante le quali vengono eseguite le osteotomie correttive, ovvero dei “tagli” o “piccole fratturine” nell’osso, con certi gradi di inclinazione.
Questa tecnica può prevedere o meno l’utilizzo di mezzi di sintesi, ovvero di viti in titanio (che scompaiono interamente nell’osso) per mantenere la correzione ottenuta della deformità di partenza. La scelta di utilizzarli riduce il rischio di recidiva, soprattutto per quanto riguarda l’Alluce, mentre sui Metatarsi sarà sufficiente il bendaggio, in quanto il tipo di inclinazione dell’osteotomia e il rispetto dei tessuti molli circostanti rende la correzione intrinsecamente stabile.
La chirurgia percutanea permette di trattare e correggere la maggior parte delle deformità dell’avampiede come l’Alluce Valgo, le Metatarsalgie, le deformità delle dita minori e in alcuni casi selezionate patologie del Retropiede come per esempio la “Spina Calcaneale”.
Qualora siano presenti deformità severe, tali da controindicare la chirurgia percutanea, la chirurgia aperta rimane una valida opzione per il trattamento delle patologie del piede.
L’obbiettivo principale di questa procedura è ridurre il dolore post operatorio, le perdite di sangue, la dimensione delle incisioni e il danno ai tessuti molli sottostanti, per garantire un recupero più rapido al paziente.
L’anestesia è periferica mediante iniezioni di anestetico locale a livello della caviglia e del piede (definito “blocco alla caviglia”). Il paziente rimarrà quindi sveglio durante l’intervento senza sentire dolore, potendo ritornare a casa in giornata, caricando immediatamente sull’arto operato.
La chirurgia percutanea si avvale di incisioni molto ridotte di circa 2-3 millimetri, per ridurre il danno ai tessuti molli e di conseguenza il dolore, favorendo una più rapida guarigione.
Attraverso questi mini accessi vengono introdotte delle piccole frese (come quelle utilizzate dal dentista) mediante le quali vengono eseguite le osteotomie correttive, ovvero dei “tagli” o “piccole fratturine” nell’osso, con certi gradi di inclinazione.
Questa tecnica può prevedere o meno l’utilizzo di mezzi di sintesi, ovvero di viti in titanio (che scompaiono interamente nell’osso) per mantenere la correzione ottenuta della deformità di partenza. La scelta di utilizzarli riduce il rischio di recidiva, soprattutto per quanto riguarda l’Alluce, mentre sui Metatarsi sarà sufficiente il bendaggio, in quanto il tipo di inclinazione dell’osteotomia e il rispetto dei tessuti molli circostanti rende la correzione intrinsecamente stabile.
La chirurgia percutanea permette di trattare e correggere la maggior parte delle deformità dell’avampiede come l’Alluce Valgo, le Metatarsalgie, le deformità delle dita minori e in alcuni casi selezionate patologie del Retropiede come per esempio la “Spina Calcaneale”.
Qualora siano presenti deformità severe, tali da controindicare la chirurgia percutanea, la chirurgia aperta rimane una valida opzione per il trattamento delle patologie del piede.