La tendinopatia inserzionale è caratterizzata una sindrome da conflitto del tendine contro l’osso, meglio conosciuta come “morbo di Haglund”.
Nel morbo di Haglund la prominenza ossea del calcagno, definita “Esostosi Retroachillea”, sfrega contro il tendine di Achille determinando l’infiammazione cronica della Borsa Retroachillea.
Talvolta può essere presente una calcificazione inserzionale del tendine di Achille, come risultato del continuo stress meccanico a cui è sottoposto il tendine.
II pazienti più soggetti a questo tipo di patologia sono sportivi che praticano attività da durata (es. maratoneti o mezzofondisti) oppure per utilizzano di calzature che aumentano l’attrito posteriore (es. calciatore o sciatori).
Clinicamente si presenta con gonfiore, arrossamento e dolore a livello della zona posteriore del tallone. I sintomi possono essere esacerbati da calzature strette o rigide.
Nelle fasi iniziali della patologia, il trattamento conservativo prevede:
⦁ La somministrazione di antidolorifici e antiinfiammatori per via orale,
⦁ L’utilizzo di tallonette
⦁ Calzature con tomaia morbida (se possibile aperte posteriormente in estate soprattutto)
⦁ Decontrattura del muscolo Tricipite della Sura
⦁ Esercizi di stretching eccentrici del tendine di Achille
⦁ Terapie fisiche quali Tecarterapia e Onde d’urto (con lo scopo di ridurre l’infiammazione e stimolare il microcircolo).
La medicina rigenerativa ha un ruolo di minore importanza nel trattamento delle tendinopatie inserizionali rispetto a quelle non inserzionali, in quanto la causa principale della patologia è l’attrito meccanico non la degenerazione del tendine.
Il PRP può essere utilizzato con prevalente scopo antiinfiammatorio, spiegando al paziente che l’infiltrazione potrebbe essere dolorosa, per il poco spazio a disposizione e perché si inietta del liquido in una zona infiammata.
Il trattamento chirurgico deve essere preso in considerazione quando il trattamento conservativo fallisce. Può essere eseguito sia con tecnica mini-invasiva artroscopica che tradizionale.
La tecnica mini-invasiva artroscopica prevede due piccoli incisioni di alcuni millimetri attraverso le quali viene inserita l’ottica e appositi strumenti, con i quali è possibile asportare la prominenza ossea in eccesso del calcagno (definita “Calcaneoplastica”) e la borsite retroachillea.
Il paziente esce dalla sala operatoria con tutore posizionato a 90 gradi. Il carico è parziale per 15 giorni, seguito da un carico graduale.
A 4 settimane dall’intervento verrà iniziata la fisioterapia per poi riprendere l’attività fisica.
La tecnica tradizionale viene presa in considerazione nei casi in cui sia presente un’ampia calcificazione dolorosa all’inserzione del tendine sul calcagno, difficilmente aggredibile mediante la tecnica artroscopica.
Viene eseguito un accesso di pochi centrimetri mediano al tendine di Achille, il quale viene parzialmente disinserito per permette la completa asportazione della calcificazione intra-tendinea e della prominenza ossea del calcagno. Una volta regolarizzato l’osso, il tendine di Achille viene reinserito con apposite ancorette.
Nelle successive 4 settimane post intervento, il paziente avrà un tutore in equino su cui non deve caricare. Dopo 4 settimane, il tutore viene posizionato a 90 gradi e il carico viene concesso gradualmente fino a diventare completo a 6 settimane.
È consigliata l’idrokinesiterapia per iniziare la fisioterapia, in quanto permette di riprendere confidenza con la camminata in maniera graduale. Dopo 8 settimane, possono essere iniziati gli esercizi di stretching del tendine di Achille e rinforzo muscolare dei muscoli della gamba.
La ripresa dell’attività fisica è a circa 4-6 mesi, in maniera variabile in base al paziente.